Mentre ormai gli sport più amati a Napoli paiono essere il tiro a segno e, nonostante delle primarie finite (lo sono davvero?) come peggio non si poteva, la corsa ad (auto)accreditarsi come candidati sindaco pare opportuno cercare di sgombrare il campo da un equivoco di fondo: le primarie non sono il male ovvero un virus da risolvere. Se mai rappresentano una parte della cura.
Non saranno certo la panacea di tutti i mali ma nemmeno la prima fonte di problemi; che però ci sono e non vanno ignorati.
«Non c’è problema»: così recitava infatti lo slogan elettorale di Umberto Ranieri. Aveva ragione, al momento del lancio della campagna elettorale per le primarie i problemi non c’erano. E non sono arrivati adesso.
C’erano già. Ad esempio nel momento in cui ombre lunghe continuano ad addensarsi sulle operazioni di voto per le primarie e prosegue la battaglia senza quartiere (comunale, provinciale, nazionale: non fa differenza) evocata anche da uno dei candidati (Umberto Ranieri, parlamentare europeo), “non può non continuare” aggiungendo anche che “io voglio condurla”.
Tutto questo mentre la commissione di garanzia viene sbranata da una battaglia, nonostante la stagione, al calor bianco tra i due principali sfidanti, lo stesso Ranieri ed il bassoliniano Cozzolino. Il primo contesta i brogli del secondo ma pure il commissariamento da parte del terzo (incomodo?), il segretario politico.
Posto che c’era (ormai…) una commissione di garanzia che avrebbe dovuto far luce sulle cose in mezzo a tante altre (i famosi cinesi sono soltanto un piccolo per quanto importante dettaglio) mi fermo a riflettere su alcuni punti.
Se venisse confermata l’esistenza del sistema che ha fatto diventare queste primarie un’esplosione a cielo aperto, si terrà conto del fatto che è proprio il vincitore delle primarie ad esserne maggiormente avvantaggiato?
Oppure, come dimostra l’annullamento dell’assemblea nazionale, è meglio chiudere gli occhi e guardare altrove? Si spera che, già che c’è, il neonominato commissario provinciale abbia la possibilità di svolgere tranquillamente il suo lavoro.
Infine, una considerazione di fondo: ogni vera associazione è formata da un insieme di iscritti cioè di persone che, appunto, insieme decidono. Le lotte intestine, le fughe in avanti, gli individualismi, le geometrie eccessivamente variabili non fanno bene al PD, anzi.
L’unità è, infatti, un valore.
All’inizio ho parlato di primarie finite: andando avanti così il rischio è che, prima o poi, finisca anche qualcos’altro. Di uno e trino ce n’era uno solo. E si sa com’è finita.
Del resto, non serve nemmeno aiuto: purtroppo, a farci del male siamo già bravissimi da soli.