Sunday, 16 February, 2025

Shalabayeva: caso oscuro tra ingiustizia, figuracce, ignoranza ed inchini.


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  shalabayevaAAA cercasi chiarezza, verità e la famosa parola -tanto strombazzata quando fa comodo, you  know?- trasparenza su quella che ormai sembra sempre meno una procedura di espulsione e sempre più un pacco regalo confezionato per il richiedente di turno a cui l’Italia ha detto sì. Trattasi, in questo caso, del notissimo Kazakistan.

A proposito di chiarezza, chi potrebbe farne, magari compiendo quella difficile operazione che si chiama indagare, potrebbe essere, ad esempio, la Procura (di Roma, in questo caso): a questo punto, infatti, un’indagine seria che squarci i molti veli che avvolgono una vicenda caratterizzata da molte ombre e poche luci, sarebbe doverosa. Non fosse altro perché, ormai, il così detto “caso” Shalabayeva sta diventando sempre meno un caso e sempre più una notizia di reato. Anche perché, anche viste le novità che stanno emergendo sulla questione, i risultati sbandierati dalla relazione del capo della Polizia sembrano sempre più una verità di comodo.

Comunque, in tutto questo, prima di qualsiasi altra considerazione su vincitori e vinti, c’è da dire che

le prime a perdere sono state quella mamma e quella figlia, la seconda è stata l’Italia che, dopo la gestione dei casi marò e Seldon Lady, l’agente segreto degli Stati Uniti condannato per il rapimento di Abu Omar a Milano e già rientrato negli Stati Uniti, fa un’altra pessima figura internazionale.

La sovranità nazionale dell’Italia ne esce ancora una volta a pezzi: ognuno, nel nostro Paese, si fa i fatti suoi. Ancor più grave è che non sempre l’Italia può dire di non sapere. E nel frattempo s’inchina, come il peggior Schettino. Pure davanti al Kazakistan. Niente di meno che, direbbe qualcuno. 

Infine, il terzo che ha perso è il governo perché se davvero nessuno sapeva nulla, significa che comandano i funzionari cioè i veri tecnici. Del resto, se il Ministro degli Interni, Alfano, non è nemmeno in grado di sapere cosa fa il suo braccio destro che, peraltro, ha affermato che “Alfano sapeva”, siamo di fronte un problema di competenza. Se davvero Alfano non ne sapeva nulla allora forse è anche necessario chiedersi se sia possibile che ad un ministro non sprovveduto sfugga ciò che fa il suo braccio destro. Se così fosse sarebbe davvero un pessimo biglietto da visita per un ministro della Repubblica e sarebbe sacrosanto chiedersi se Alfano sia l’uomo giusto al posto giusto ovvero l’uomo sbagliato al posto sbagliato.
A proposito, qualche domanda per il leader Ncd: perché non si sono verificate le notizie  fornite dal Kazakistan prendendole immediatamente per alfano-3-5vere? Perché c’è stata un’espulsione rapidissima per giunta su un volo privato noleggiato dall’ambasciata del Kazakistan?Tra l’altro è una procedura di espulsione regolare? Perché, almeno a livello diplomatico, non sono stati tenuti al corrente né il Ministro degli Esteri né quello degli Interni né altri ministri? Perché nei 45 giorni passati dal il rimpatrio coatto della mamma e dalla bambina nessuno nel Governo ha verificato l’accaduto, preso posizione ed eventualmente fatto la voce grossa?

Tra l’altro, ci si può chiedere anche da quando un blitz del genere soprattutto nei confronti di una questione internazionale con probabili risvolti diplomatici viene gestita da un dirigente di pubblica sicurezza?A proposito, cosa ci facevano, a quanto pare, le autorità del Kazakistan all’interno degli uffici del Viminale a coordinare l’operazione e addirittura a dare ordini?

Poco credibile che nessuno dei vertici politici sapesse nulla. Se così non fosse allora perché non risalire la catena di comando fino in cima, fino ai veri responsabili di quell’ordine? Trovare l’ennesimo capro espiatorio non aiuta a stabilire la verità né a definire le reali responsabilità e i contorni di una vicenda il cui esito sa sempre più di soluzione di comodo. Anche perché, dove si è mai visto un capo di gabinetto che agisce all’insaputa del suo ministro?

Tante domande, pochissime risposte. In ogni caso, gli interessi non dovrebbero prevalere sulla legalità. Una parola che, in Italia, troppo spesso e proprio nell’anniversario della morte del giudice Borsellino viene facilmente dimenticata. 

Tra parentesi, una nota per chi come Maurizio Gasparri: gli unici, a parte il PDL s’intende,che ancora sostengono seriamente che Ablyazov ablyazovsia un “ricercato internazionale” sono il dittatore del Kazakistan – Nazarbayev  da cui Ablyazov è, appunto, ricercato, e la sua truppa di cui, guarda, caso, Ablyazov è il maggiore oppositore politico interno. Oppositore la cui moglie e figlia sono appena state consegnate a un dittatore, noto per non avere particolari limiti, men che meno democratici e di diritto o diritti. 

Infine, la bocciatura della mozione di sfiducia: un voto che forse salva Alfano, il governo, le larghe (meglio cambiare aggettivo) intese ma che fa ancora più danni all’Italia e che ha il profondo sapore dell’ingiustizia. Quella di un interesse che fa piazza pulita di qualsiasi diritto.

 

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Nato a Trieste, diplomato al liceo classico e laureato in Giurisprudenza, coltivo, oltre ai temi del diritto, interessi che vanno dalla fotografia alle riprese con montaggio audio e video, dal teatro alla lettura, dall’informatica alla programmazione e gestione di siti web, dalla comunicazione al marketing, dal teatro alla lettura per finire con le lingue straniere legate anche a varie esperienze all’estero. Mi dedico alla politica con la passione con cui ho iniziato a volermi occupare dei fatti della realtà che mi circonda e quindi anche delle esigenze delle altrui. Una passione che è partita dall'epoca dei vari ruoli in ambito scolastico prima e universitario, tra cui quelli di consigliere di amministrazione dell’Università degli Studi di Trieste e dell’ex Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario (E.R.Di.S.U.), poi. Mi è sempre piaciuto, infatti, pur tra le difficoltà della gestione di un ente pubblico, occuparmi, anche in relazione alle questioni giuridiche, di pubblica amministrazione ed è anche per questo oltre che per la mia vita quotidiana su questo territorio, che mi sono candidato, a Trieste, in Quarta Circoscrizione, in cui attualmente ricopro il ruolo di capogruppo del gruppo consiliare del Partito Democratico.

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